L’importanza del viaggio di Livio Perra

  • Introduzione

È da sempre un modo di dire diffuso che viaggiare apra la mente, che il viaggio sia un modo con cui allargare i propri orizzonti, da cui scaturiscono le migliori riflessioni nella mente umana.
L’idea del viaggio come fonte di conoscenza è frequente in letteratura, si pensi ad Antoine de Saint-Exupérie, il quale scrive che il Piccolo Principe lascia la propria stella con il fine di conseguire una sempre maggior conoscenza. La tematica del viaggio è presente anche nella filosofia e quando non si tratta di viaggi reali, si supplisce con viaggi metaforici. Per gli studi antropologici e sociologici è consueto, nella nostra epoca, entrare in contatto e trascorrere periodi con civiltà aborigene in remoti angoli della Terra per osservare e comprenderne usi, costumi, modi di vivere, ad esempio tra i più famosi studi va ricordato quello antropologico di Bronisław Malinowski dei popoli della Melanesia. La tematica del viaggio ha sempre affascinato l’uomo e per questo numerosi romanzi , resoconti di viaggi di studiosi delle più varie materie, lettere e raccolte di lettere dei missionari che hanno vagato in giro per il mondo , hanno riscosso un notevole successo nel corso dei secoli, un po’ per le vicende avvincenti o per la sete di conoscere territori così lontani e diversi dai propri.
Sergio Cotta nella sua opera Montesquieu e la scienza della società pone l’accento sull’importanza che il viaggio ha avuto nelle opere di Montesquieu. Il viaggio diventa, addirittura, uno strumento d’indagine pratico imprescindibile nelle opere successive ad esso, scritte dallo stesso Montesquieu. Il viaggio diventa metodo, approccio empirico, fonte di conoscenza. Traendo ispirazione dalle parole del libro I cosacchi di Lev Tolstoj ai fini dell’analisi del viaggio di Montesquieu, si può notare come in un lungo viaggio accada che nelle prime tappe l’immaginazione del viaggiatore rimane preda dei concetti e dei modi di pensare del luogo di partenza, per poi improvvisamente evolversi verso la mèta del viaggio e costruire i «castelli in aria dell’avvenire». Indubbiamente è da ritenere esatta la lettura di Cotta che vede negli scritti minori dei viaggi di Montesquieu le basi di riflessione che hanno portato all’Esprit des Lois.

  • 1. I motivi del viaggio

Il 5 aprile 1728 Montesquieu parte per un viaggio attraverso l’Europa, accompagnato per una parte fino a Vienna dall’amico Lord Waldegrave, portando con sé un taccuino dove annotare le proprie note di viaggio con impressioni e considerazioni. Sergio Cotta riferisce che non si riscontra una risposta di Montesquieu né nei suoi scritti né nella sua corrispondenza sul perché del viaggio. L’analisi di Cotta sulle motivazioni parte dalle considerazioni che non si tratta di un viaggio di un giovane che voleva completare la propria educazione , non si tratta nemmeno di motivi economici o di ricerca della fama, essendo Montesquieu al culmine della propria fama e avendo una situazione economica solida, fino a spingersi verso ipotesi particolari. Cotta partendo dal saggio scritto intorno al 1727 da Montesquieu De la considération et de la réputation sottolinea un’osservazione psicologica. Montesquieu scrive che la considerazione è il segno della «pubblica stima», frutto del merito personale. La reputazione è frutto di un momento ed è complicato mantenerla. Così, osserva Cotta, Montesquieu, che vede calare la propria reputazione ottenuta con il successo delle Lettres Persanes, poiché con il passare del tempo non ha scritto ancora altre opere rilevanti, decide di partire. Il viaggio si pone, dunque, come occasione per scrivere qualcosa di nuovo per rinvigorire la reputazione. Altra ipotesi su cui si sofferma Cotta è quella di un Montesquieu che con la sua nobiltà d’animo del servire al meglio i propri concittadini, si pensi alle mire di ricoprire «un posto in diplomazia», volesse attraverso il viaggio far interagire le proprie conoscenze teoriche con la vita empirica. Montesquieu, secondo Cotta, vuole accrescere il proprio sapere perfezionandosi e affinando le proprie idee non tanto per la reputazione, ma per la duratura considerazione.

  • 2. Gli interessi, gli obiettivi e il metodo

Montesquieu sicuramente trae spunto dai resoconti di viaggio di cui è appassionato lettore. Cotta rileva come elementi per affermare la conoscenza di queste relazioni di viaggio si possono scorgere nelle Lettres Persanes e nel Traité des devoirs. A detta di Cotta, certamente Montesquieu conosceva le relazioni di viaggio di Chardin sulla Persia, di Sir Paul Rycaut sulla Turchia, il viaggio di Tournefort in Levante, i viaggi di Tavernier in Turchia, in Persia e nelle Indie, la relazione del Perry sulla Russia e le Lettres édifiantes dei missionari gesuiti.
Nello specifico l’intento di Montesquieu è quello di ricercare nuovi dati, allargare l’orizzonte di indagine, conoscere le abitudini e la morale dei popoli. L’interesse che muove maggiormente Montesquieu verso la necessità del viaggio è senz’altro quello di confrontare il proprio pensiero con l’osservazione diretta della realtà. Montesquieu raccoglie attentamente le informazioni, osserva in particolare le cose e le persone viste. Egli non manca di annotare il contenuto di libri e giornali che trova e legge durante il proprio viaggio. Mette per iscritto, inoltre, tutte le risposte che danno ambasciatori, cardinali, ministri, missionari, artisti e scienziati alle sue domande.
Tra quanto diventa oggetto di osservazione del Montesquieu, oltre all’arte, alle persone, alla cultura, grande importanza assume lo sguardo e l’analisi della società.
Pur non sapendo di preciso i motivi da cui abbia preso le mosse l’idea del viaggio di Montesquieu, lo stesso Cotta nella sua attenta analisi riferisce che sui motivi sono date solo ipotesi, il viaggio si rivela una grande fonte d’ispirazione per Montesquieu nelle opere che realizza successivamente. Un’attenta osservazione delle dinamiche sociali, una valutazione dei fenomeni sullo sfondo della cultura in cui si esplicano, delle cause fisiche quali ad esempio il clima, un non eccessivo biasimo per quanto non viene condiviso nel modo di pensare di Montesquieu, allargano le sue vedute, ampliando il campo d’indagine e mettendo alla prova le idee con la realtà che osserva. Montesquieu pone l’occhio sui problemi economici e finanziari, come il commercio. Nel cercare di definire il carattere degli uomini prende in considerazione i fatti fisici, morali ed economici, in particolare osserva le differenze tra le classi sociali ed i loro fattori economici. Una particolare attenzione viene riservata da Montesquieu per la politica, nello specifico prende nota sulle forme di governo dei vari Stati che visita.

  • 3. Le influenze del viaggio nell’Esprit des Lois

Vari sono gli spunti di riflessione, i dati raccolti da Montesquieu nei suoi viaggi che hanno contribuito all’Esprit des Lois. Scrive a tal proposito Cotta:

Quand’anche Montesquieu avesse avuto in origine un intento letterario autonomo nel prender le sue note di viaggio, questo gli si è dissolto successivamente perché quelle note hanno trovato la loro funzione nella più vasta impresa della costruzione del sistema dell’Esprit des Lois, cui non solo hanno offerto un ricco materiale di dati, ma di cui hanno […] contribuito per la loro parte ad elaborare il metodo di trattazione scientifica dei problemi sociali .

Montesquieu, che per via dei propri studi crede che la repubblica sia la forma di governo retta dalla virtù , si scontra con la decadenza della repubblica in Italia. L’esperienza osservata è quella di Venezia in cui vi sono troppe leggi per l’avvicendarsi delle cariche e di Genova dove la potenza della repubblica non è più quella di un tempo, le casse dello Stato sono vuote, il popolo è messo ad una parte e tra i nobili vi sono alcuni tiranni che si muovono al di sopra della legge. È deludente la visione dell’Olanda, dove il commercio rovina l’ideale di virtù che Montesquieu aveva in mente, corrompendo gli animi e portando gli uomini all’avidità e all’avarizia. Secondo Cotta, questa visione della repubblica così lontana dall’ideale di virtù ha fatto sì che Montesquieu guardasse con un occhio meno severo alla monarchia inglese nel suo viaggio. Non sono del tutto esperienze negative, ad esempio, l’Olanda ispira a Montesquieu il discorso sugli Stati federali nell’Esprit des Lois. In Austria Montesquieu ha la possibilità di parlare con il principe Eugenio di Savoia, il conte di Wurmbrand e il conte Kinski. Montesquieu riferisce poi nei Pensées di essersi voluto recare in Ungheria per osservarne le usanze, considerato che in Ungheria si è mantenuto in quell’epoca il sistema feudale come era presente in molti Stati europei anni prima.
Quando Montesquieu giunge nella repubblica di Lucca si interessa al sistema di rotazione delle cariche, di cui parlerà anche nell’Esprit des Lois. In Germania, desideroso di verificare come sia la convivenza tra diverse religioni cristiane, analizza il sistema introdotto con la pace di Westfalia e tra le conseguenze politico-religiose definisce la parità giuridico-politica, determinata dalla suddivisione dei magistrati tra le confessioni cristiane che si controllano a vicenda, motivo di libertà dei cittadini. Montesquieu, dopo il primo sguardo un po’ scettico verso la monarchia inglese, osserva subito l’ideale dialettico di libertà posto alla base della vita politica che fornisce un valido strumento per controllare l’operato degli organi che compongono lo Stato. Una libertà che deriva dal fatto che anche il sovrano è soggetto alla legge. Montesquieu osserva varie sedute della Camera e sostiene che le leggi inglesi tendono a garantire la libertà dei propri cittadini, cioè essi sono posti nelle condizioni di controllare l’operato delle Camere e del Sovrano. Egli osserva i giochi e gli equilibri di questo sistema, avendo cura di tener presente i possibili rischi e pericoli, e scoprendo e riconoscendo la tecnica della libertà politica. Nell’Esprit des Lois Montesquieu è illuminato dalla propria esperienza di viaggio inglese per affermare e sostenere la teoria della separazione dei poteri. Tale teoria è motivata da Montesquieu con l’assunto che il potere assoluto se diviso in più poteri produrrà meno abusi.

  • 4. L’influenza del viaggio nello sviluppo della teoria delle forme di governo

Montesquieu, come sottolinea Ettore Levi-Malvano, conosce benissimo la tradizione che lo precede:

Come quasi tutti i grandi geni del secolo decimottavo, è un genio per eccellenza assimilatore. Nutrito di letture immense, egli ha sviscerato tutta la letteratura politica a lui antecedente, ha mediato sulle idee di tutti i suoi antecessori. Ha quindi preso da loro quei concetti che naturalmente entravano a far parte nell’insieme delle sue teorie e da cui naturalmente si svolgevano altri suoi concetti .

Il barone de La Brède parte con il bagaglio culturale e il nozionismo dell’epoca, ma non è del tutto arroccato su di esso. È pronto a mettere in discussione le sue convinzioni, a ricredersi se necessario, a rafforzare le idee già formatesi nel caso di un eventuale riscontro positivo. Quanto fatto oggetto di lettura da Montesquieu, in una chiave metodologica rigorosa, deve essere verificato, toccato con mano nella sua dimensione applicata nella pratica e per far ciò egli intraprende il proprio viaggio. Il viaggio è sviluppo originale del metodo, completamento al modus operandi.
Montesquieu prende spunto nella scelta del metodo sperimentale applicato ai fenomeni politici dalla Politica di Aristotele e dalle opere di Niccolò Machiavelli: occuparsi della realtà com’è e non di come dovrebbe essere , cioè compiere con rigorosa esattezza un’indagine oggettiva della realtà ed il viaggio offre una realtà più ampia da osservare, una maggiore varietà e sfaccettatura della vita sociale e politico istituzionale.
Montesquieu, nei suoi viaggi, verifica, perfeziona e sviluppa la teoria del clima di Jean Bodin . Se si aggiunge l’appunto di Machiavelli che il legislatore deve opporsi all’azione negativa del clima, si nota il divenire nel Montesquieu del perno su cui egli fa ruotare la teoria delle cause fisiche e morali.
Montesquieu condivide di Machiavelli l’ammirazione per l’antica Roma e l’idea della religione come strumento di governo , ma dissente sul contributo del caso e della fortuna alla grandezza dei Romani, preferisce ricondurla alle qualità del popolo e ai suoi ordinamenti. Montesquieu, dallo studio dei Romani, riscopre in loro quell’idea, anche di machiavelliana ispirazione e lettura, della virtù come fondamento della repubblica, e la sviluppa fino a giungere alla teoria dei tre principi delle forme di governo: la virtù nella repubblica, l’onore nella monarchia, la paura nel dispotismo.
Montesquieu rifiuta l’esplicitazione nel Machiavelli, trattatista della tirannide, delle idee del rinascimento italiano che considera individualistiche e amorali , fugge, cioè, dall’accezione della politica come un qualcosa privo di principi morali o superiori. Pierre-Louis Moreau de Maupertuis scrive che Montesquieu rinviene «le regole applicabili in base alla natura del governo; la soluzione di ciò che in ciascuna potrebbe prospettarsi all’improvviso, la conoscenza dei suoi vantaggi, dei suoi difetti e delle sue possibilità» e dà consigli al legislatore affinché diffidi anche di se stesso, soggetto alle passioni umane, e si vesta di parsimonia e semplicità nella produzione normativa.
Nell’Esprit des Lois è sviluppata la teoria dei tre poteri con suggestioni di Aristotele e John Locke . Lo stupore e il fascino di questa idea giungono agli occhi di Montesquieu nel soggiorno in Inghilterra, dove si esplica il gioco di equilibrio tra i poteri della monarchia britannica.
Tra gli autori successivi , mentre Hans Kelsen ritiene superflua la distinzione in tre poteri e considera come distinzione importante quella tra la creazione e l’applicazione delle leggi, invece Sun Yat-sen individua cinque poteri (executive, legislative, judicial, censorship, examination) . Ai tre poteri Sun Yat-sen ne aggiunge due: il primo consiste nel controllo della conformità dell’attività del governo alle leggi statali [censorship] e il secondo nella selezione tramite concorsi di coloro da impiegare nell’amministrazione pubblica [examination].

  • 5. Conclusioni

Sotto l’influsso del testo di Sergio Cotta, nel presente lavoro si è osservato come per Montesquieu il viaggio sia diventato uno strumento utilissimo per la realizzazione della sua opera l’Esprit des Lois. Tutto quanto scritto da Montesquieu sul proprio viaggio è stato considerato come rientrante nelle opere minori dello stesso autore. Se si considera, però, il ruolo centrale che hanno avuto nel pensiero di Montesquieu sono di un’importanza non trascurabile. Come afferma Cotta, la grandezza del Montesquieu sta nel riuscire a liberarsi dei propri preconcetti, affinare le proprie idee e l’incessante voglia di capire e di conoscere usi, costumi e tradizioni dei popoli, le loro forme di governo. È un Montesquieu che non giudica la decadenza delle repubbliche e non esalta i successi della monarchia inglese, ma cerca di fare tesoro di tutto ciò che osserva e che legge. Si tratta di un viaggio che diviene ricerca, che trova la sua reale natura di modus operandi, di strumento essenziale nella ricerca: calare nel vero, osservare il reale, la realtà per affinare ogni discorso teorico, ogni ragionamento consapevolmente. Lo stesso Montesquieu, come osserva Cotta, afferma di essersi voluto recare in terra magiara per vedere da vicino il sistema feudale conservatosi in quel Paese fino alla sua epoca. Montesquieu osserva criticamente le repubbliche di Venezia, Genova e quella Olandese ricercando i motivi e le ragioni che portano alla loro decadenza. Si rivela un Montesquieu a volte deluso, ma non troppo, la realtà che scruta lo porta sino all’oltremanica per osservare i giochi di equilibrio delle forze nella monarchia inglese. Montesquieu tempesta di domande e si appunta le risposte di vescovi, diplomatici, ministri dei popoli che visita. Si stupisce di fronte ai prodigi dell’arte in Italia. Il viaggio diventa un notevole strumento d’indagine della realtà sociale, economica e politica. In questo modo è come se Montesquieu volesse raccogliere, conservare e tramandare le migliori idee che trova nel suo cammino. La riflessione di Cotta secondo cui molto dei voyages è trasfuso e filtrato nella redazione più tarda dell’Esprit des Lois è certamente azzeccata. Numerosi sono gli esempi che Montesquieu trae dai propri viaggi, molte sono le idee perfezionatesi dall’osservazione effettuata presso i popoli nel suo «vagare» per l’Europa e trasfuse nella carta della sua più famosa opera. Quali siano i motivi esatti che hanno spinto Montesquieu a compiere il suo viaggio non è dato saperlo, lo stesso Cotta sottolinea come non vi sia qualcosa di scritto che lo precisi, possono essere solo fatte alcune ipotesi, ma ciononostante al di là dei motivi reali, sta di fatto che consapevole o meno Montesquieu ha affinato le proprie idee, ha avuto una crescita di pensiero notevole, ha maturato un senso pratico e critico che lo ha portato a realizzare forse la sua opera più importante che ancora oggi viene letta e commentata ed apprezzata.

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