Editoriale

di Ivo Stefano Germano

Questo numero è idealmente tenuto a «battesimo» dall’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (meglio nota con la sigla ANVUR), che infatti ha recentemente accreditato Politica.eu per la classe A in tutti i settori scientifico-disciplinari dell’area 12 – Scienze giuridiche, e come Rivista scientifica in tutti i settori delle aree 11 e 14. Si tratta di un riconoscimento che premia, oltre ai componenti del Comitato scientifico e del Comitato editoriale, in particolare lo staff redazionale, e tutti gli studiosi che a vario titolo hanno collaborato in questi primi sei anni di vita: Autori e Revisori. Senza l’impegno di tutte queste figure, un risultato così lusinghiero non si sarebbe potuto raggiungere in un periodo di tempo così breve. La valorizzazione di tutti questi apporti accresce la responsabilità di chi guida la Rivista, che è chiamata a onorare il significato sostanziale dell’obiettivo conseguito, che va ben oltre l’attribuzione di un formale «bollino di qualità».

La numerosità e la consistenza scientifico-culturale dei contributi acquisiti in questa prima metà dell’anno costituiscono un primo riscontro di motivata e laboriosa adesione a un progetto che necessita di entrare in una fase di maturazione: la pubblicazione, nel mese di maggio, di un numero speciale – il primo in assoluto nella sia pur breve storia della Rivista, dedicato, col titolo La religione, il diritto, la politica, a Sergio Cotta, in occasione del primo centenario della nascita –, ha lasciato il segno di un’«anticipazione» rispetto al numero ordinario, che si annunciava, già nei mesi del lockdown imposto dall’emergenza sanitaria Covid-19, come particolarmente ricco e consistente. La programmazione di un terzo Quaderno, che raccoglie una decina di contributi alla Call Il diritto dei «senza poteri»? – ivi compresi gli Spunti critici sulla obbligatorietà del lavoro penitenziario, di Augusto Romano (pubblicati nel presente numero) –, e che seguirà a ruota l’uscita del n. 1/2020, sotto gli auspici del Centro culturale «Pier Giorgio Frassati» di Torino, completa il quadro di un fervore di idee, e di uno spessore di progetti, che rappresentano l’unico autentico criterio di apprezzamento della «produttività» di una rivista scientifica.

In linea con la riscoperta, promossa in numeri precedenti, di alcuni classici del pensiero giuridico, apre il numero l’articolo di Andrea Porciello, dal titolo Leggi naturali dell’organizzazione, diritto implicito e interazione sociale: l’indispensabile per un corretto inquadramento della proposta di Fuller, che rivisita la filosofia giuridica di Lon Luvois Fuller alla luce di alcune parole-chiave essenziali – come interazione sociale e diritto implicito – per illustrare e sviluppare criticamente le sue tesi più note, come quella sulla moralità (propria) del diritto.

Seguono due articoli «geopoliticamente» apparentati dal comune riferimento all’area culturale polacca, anche se l’uno d’impostazione giuspubblicistico-comparatistica – The European Union and the Polish Constitutional Court Reform: an example of crisis of Powers separation with «smoke signals» by Brussels?, a firma di Fabio Ratto Trabucco –, e l’altro invece, di Filippo Ruschi – intitolato «….Non c’è che da risolvere il problema dell’Alta Slesia»: ordine internazionale, egemonia ed autodeterminazione nell’età della Società delle Nazioni –, che realizza una felice convergenza dell’approccio filosofico-giuridico e di quello storico-giuridico al tema controverso del diritto dei popoli all’autodeterminazione.

Sviluppando l’argomento di un seminario di studio promosso il 5 dicembre 2019 nell’Università del Molise, Paolo Savarese presenta le sue riflessioni a partire dalla domanda Quale logica per i diritti dell’uomo?, chiudendo una prima parte della sezione Studi e ricerche maggiormente occupata da interessi di ricerca giuridici. La seconda parte, che pure si chiude con il testo di Federica Paletti sui Profili giuridici della mendicità in Jacopo Menochio, risulta invece orientata in senso storico-politologico, questa volta con prevalente attenzione ad autori dell’area geoculturale russa, quale emerge dai due scritti presentati: uno da Vladimir Schuchenko, su Pseudomorfosi politiche: Oswald Spengler e Georgij P. Fedotov, e uno da Daniele Stasi, su The roots of Alexander Herzen’s populist socialism.

Le Pagine libere di questo numero, infine, ospitano due interventi: uno di Bruno Del Vecchio, dal titolo Una svolta storica: l’abrogazione del segreto pontificio per i delitti legati alla pedofilia, su di un tema di scottante attualità politico-religiosa; e uno, di Michele Rosboch, su Verità, diritto, politica: Giorgio Lombardi «lettore» di Luigi Giussani, con l’invito a incontrare una illustre figura di sacerdote e di educatore il cui pensiero giuridico attende ancora di essere adeguatamente studiato e valorizzato.

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Leggi naturali dell’organizzazione, diritto implicito e interazione sociale: l’indispensabile per un corretto inquadramento della proposta di Fuller

di Andrea Porciello

Still today, Fuller is mostly known as a kind of natural lawyer who lost the debate against Hart, or other times, as the theorist who proposed the naïve idea of “Inner Morality of Law”. In this article I want to emphasize that Fuller is much more than that. Reading Fuller by taking into account the conceptual premises he had already offered in his early works means to give a new perspective to his proposal. Without this conceptual framework (Organization Natural Laws, Implicit Law, Social interaction) it seems impossible to grasp the real meaning of his philosophical message. 

Keywords: Fuller – Natural Law – Human Interaction – Inner Morality of Law – Implicit Law.

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