Autore: Marco Stefano Birtolo

Call for papers: Fondamenti istituzionali e natura giuridica dell’Unione Europea. Riflessioni e prospettive

In un discorso pronunciato il 12 settembre 2012, José Barroso affermava al Parlamento europeo che la risposta alle importanti sfide economiche e sociali che stavano attraversando il Continente non poteva che passare per un nuovo «Patto decisivo per l’Europa», che le permettesse di proiettarsi, insieme ai suoi principi ed alla sua prosperità, nel futuro di un mondo globalizzato.

Come indirettamente si evince dalle parole dell’ex-Presidente della Commissione europea, in appena 60 anni dal suo inizio, il processo di integrazione europea ha portato l’Unione a dotarsi di una architettura istituzionale capace di reagire, dinamicamente, alle difficoltà che incontra.

Questo processo integrativo è costantemente in divenire, e ciò induce i giuristi, gli storici e scienziati i politologi ad interrogarsi circa le sue fondamenta e la sua natura giuridico-istituzionale, tenuto anche conto del fatto che – strettamente parlando – i trattati fondativi dell’Unione non la qualificano espressamente quale «organizzazione internazionale», mentre invece la Corte di Giustizia così la qualifica.

Ciò sta portando una parte degli studiosi a domandarsi se il processo di integrazione europea e l’Unione stessa possano essere letti non tanto secondo lo schema di una organizzazione internazionale «classica», ma piuttosto secondo modelli riconducibili – almeno in parte – a logiche di costituzionalismo multilivello, tipiche degli Stati federali.

Un aspetto fondamentale, su cui fanno leva coloro che sostengono queste tesi, è rappresentato dal ruolo e dalle funzioni della Corte di giustizia dell’Unione, che proprio con le sue sentenze ha sancito (già dagli anni ’60) il primato e l’effetto diretto del diritto comunitario su quello interno.

I primi due decenni del XXI secolo sono stati certamente traumatici per l’Unione. Si è iniziato con il fallimento del tentativo di ratificare (ad opera della Francia e dei Paesi Bassi) il Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa, si è proseguito con le faticose vicende che hanno accompagnato la ratifica del Trattato di Lisbona; si sono poi susseguite la crisi economica, che ha interessato l’intero Continente (soprattutto la Grecia), la Brexit, la crisi pandemica e, da ultimo, l’aggressione russa all’Ucraina e la necessità di pensare con urgenza a una difesa europea, anche a fronte delle iniziative della nuova Presidenza americana.

Ripensare la natura giuridica dell’Unione e le sue fondamenta, anche alla luce delle sue attuali e future sfide, è quindi non solo opportuno, ma necessario.

15 marzo 2025

 

Il termine di scadenza per la sottomissione degli articoli, da indirizzare a redazione.rivistapolitica@gmail.com,

è il 15 ottobre 2025

Lingue: italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo

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Call for papers: «Vergessen Sie nicht!». Ricordo, Storia, spirito del diritto. Jan Assmann (1938-2024)

«Storia è la risultante dell’agire e del ricordare. Non si dà storia se non attraverso il ricordo; ciò che accade non può essere ricordato se non attraverso l’agire. L’agire presuppone l’esistenza di uno spazio d’azione strutturato da legami e franchigie, ossia da mezzi giuridici: l’agire ha luogo in uno spazio strutturato giuridicamente. Sarebbe agevole mostrare (…) come a partire dalle relazioni interstatali, regolate giuridicamente, delle città stato sumere si sia sviluppato, nel medium della cultura scritta cuneiforme, uno spazio storico il quale già nel III millennio a. C. supera i confini della Mesopotamia e poi, nella tarda Età del Bronzo, unifica in un’ecumene il tardo mondo antico, compresi l’Egitto e l’Egeo. (…) …la genesi del “mondo antico” e dell’“età ecumenica”, con i suoi intrecci di politica estera, provocò un mutamento strutturale non solo degli spazi d’azione, ma anche del ricordo – di quel ricordo che si connette alle alleanze di lungo periodo e alla validità di accordi e di leggi altamente vincolanti. I legami a cui furono assoggettati interiormente ed esteriormente gli uomini con la formazione di comunità organizzate statalmente coinvolsero anche il futuro: in tal modo, essi crearono, insieme allo spazio d’azione di questo “mondo” che si andava formando, anche il tempo costituito socialmente in cui la storia ricordata si verificava.

A questa ricostruzione, che accorda al diritto una posizione centrale nella struttura connettiva delle società antiche, corrispondono i dati linguistici desumibili dalle fonti: infatti, ciò che noi designiamo come la struttura connettiva di una cultura e di una società (…) nelle culture antiche viene trattato, conformemente alla loro specificità concettuale, sotto le voci diritto, legge, giustizia, fedeltà, veracità. È sulla validità dei legami giuridici che si basa quella fiducia nel mondo la quale, in quanto “riduzione della complessità”, rende possibile l’agire e il ricordo» (J. ASSMANN, La memoria culturale. Scrittura, ricordo e identità politica nelle grandi civiltà antiche, Einaudi, Torino 1997, pp. 191-192).

Tra una citazione luhmanniana – di interesse più direttamente sociologico – e la reminiscenza nietzscheana della nascita del ricordo dallo spirito del diritto, attende ancora di essere rilanciato, e attivamente accolto, l’invito di Jan Assmann a ricostruire storicamente, e a interrogare filosoficamente, gli intensi nessi essenziali tra la memoria, quale fattore identificativo di una tradizione e di una civiltà, e gli schemi di azione, giuridici e politici, che strutturano nel tempo ogni singola cultura, così come la comunicazione interculturale.

 

20 gennaio 2025

Il termine di scadenza per la sottomissione degli articoli, da indirizzare a redazione.rivistapolitica@gmail.com, è il 30 settembre 2025.

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