L’editoriale di Lorenzo Scillitani e Marco Stefano Birtolo

Entrata nel secondo anno della sua attività, questa Rivista consolida il suo profilo intensamente interdisciplinare ospitando nel numero in uscita non solo interventi storico-istituzionali, storico-filosofici, filosofico-politici e sociologici, ma anche una riflessione severamente critica verso la sua stessa ragion d’essere scientifico-culturale.Infatti, dopo l’articolo di Giovanni Maddalena intitolato Grossman and Arendt: three paradoxes of «experiential liberalism», sul «liberalismo esperienziale» di Hannah Arendt e di Vasilij Grossman, che invita a riflettere sui paradossi ai quali ci si espone quando la libertà viene fatta positivamente coincidere con l’«esperienza», e che ammonisce contro la propensione intrinsecamente totalitaria denunciata in ogni tipo di potere, viene pubblicato il testo di una relazione di Salvatore Monda su Convergenze metodologiche e approccio interdisciplinare: una necessità irrinunciabile?, che muove forti riserve nei confronti dell’interdisciplinarietà in quanto tale.

Se lo spirito di un’iniziativa editoriale interdisciplinare risiede nella sua intenzione, e nelle sue effettive capacità, di apertura alle varie istanze epistemologiche, e metodologiche, che interessano un tema quanto mai sfaccettato e pluridimensionale, come la politica, l’esposizione a un serrato confronto dialettico deve poter declinarsi, ancor prima che in relazione all’oggetto da studiare, rispetto alla stessa impostazione di fondo da adottare. Un’attitudine autentica alle ricerche interdisciplinari, come alle innegabili valenze interdisciplinari delle ricerche specialistiche, deve poter esporsi innanzitutto alla negazione, argomentata e sistematica, del merito di questa sua postura, tanto più se la promozione degli approcci interdisciplinari viene particolarmente valorizzata, come nel caso dell’opera intrapresa da Politica.eu. La Direzione e la Redazione di questa Rivista hanno sollecitato l’autore di una pronunciata e articolata perorazione in difesa degli approcci disciplinari specialistici a occupare lo spazio della prima sezione di questo numero proprio nell’intento di mettere in tensione i poli di un dibattito serio intorno alle ragioni e alle prospettive che la posizione favorevole, così come la contraria, alla interdisciplinarietà possono rappresentare e indicare. Sarebbe pertanto auspicabile l’inaugurazione di un forum di discussione a tema, suscettibile di rilanciare nel raggio dei collaboratori della Rivista, e oltre, i fattori di caratterizzazione inter-disciplinare, trans-disciplinare, ovvero monodisciplinare che interessano e configurano nello specifico il fenomeno e l’esperienza di quel che va sotto il nome di politica.

Interessanti spunti di lettura e di riflessione, con particolare riguardo al carattere asimmetrico di alcune interazioni sociali, rilevanti anche in senso politico, offre l’articolo di Matteo Santarelli circa Il dispositivo logico del circuito organico nel pensiero di John Dewey: storia, teoria e prospettive contemporanee.

A chiudere la sezione Studi e ricerche è la traduzione di un articolo di Chris Shilling, uno dei maggiori studiosi europei del corpo in chiave sociologica, dal titolo Embodiment, emozioni e le basi dell’ordine sociale: il perdurante contributo di Durkheim. Si tratta già del quarto di una serie di articoli accolti dalla nostra Rivista, riconducibili alla sociologia delle emozioni, una branca abbastanza giovane ma particolarmente interessante. Dopo i saggi dedicati alla «sociologia delle emozioni» certamente ante litteram, ma preziosa, presente nelle riflessioni di Auguste Comte, Max Weber e Karl Marx, un altro grande classico della sociologia si affaccia da protagonista. A seguito della scoperta del capitale errore di Cartesio (Antonio Damasio), e quindi della rivalutazione della componente emozionale nel comportamento umano e sociale, le emozioni sono diventate un tema rilevante per molte discipline. Non ultima è arrivata la geopolitica: basti pensare al noto Geopolitica delle emozioni di Dominique Moïsi. La sociologia delle emozioni e, in particolare, il contributo fornito dai suoi padri fondatori sono un punto di vista fondamentale, che riteniamo opportuno sviluppare come filone di ricerca specifico della Rivista, curato da Paolo Iagulli: quelle di Durkheim, Comte, Weber e Marx sono intuizioni magari rapsodiche ma talvolta illuminanti, che la sociologia delle emozioni contemporanea (o stricto sensu) tende ormai non solo a riconoscere, ma a fare decisamente proprie.

Michele Rosboch apre la seconda sezione con una elaborata e puntuale nota di approfondimento sullo spinoso tema della laicità, connesso a quello, non meno impegnativo, della libertas Ecclesiae, quale emerge in una raccolta di studi sociologici, storico- e filosofico-giuridici che inaugura una nuova Collana dell’editore Rubbettino, Per una nuova civiltà umanistica del sapere, diretta da Salvatore Abbruzzese, alla quale collaborano in maniera significativa alcune firme di Politica.eu, e nella quale si riversano alcuni dei motivi culturali che ispirano il progetto della Rivista.

La seconda sezione prosegue con il contributo di Marco C. Giorgio su Political representatives: historical perspectives and up to date problems, che si concentra sul tema – oggi molto dibattuto in ambito accademico e politico – della crisi dell’istituto della rappresentanza nelle democrazie contemporanee. Nell’intervento vengono ripercorse le origini storiche del concetto di rappresentanza e vengono sottolineate le difficoltà ancora attuali nel riuscire a creare a livello politico un’effettiva corrispondenza tra le decisioni dei rappresentanti e la volontà dei rappresentati.

Chiude il numero la presentazione del difficile, e spesso tormentato, rapporto fra Islam e modernità che, attraverso il raffronto delle letture di due influenti intellettuali, come Slavoj Žižek e Michel Onfray, mostra l’addensarsi di significati politici di primaria importanza, sul piano teorico come su quello pratico.

Lorenzo Scillitani

Marco Stefano Birtolo

Chris Shilling, Editoriale, Giovanni Maddalena

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