La speranza incarnata nella Storia. In ricordo di Giuseppe Capograssi (1889-1956). A settant’anni dalla morte.
«Questo bisogno della speranza, al quale nessuno pensa […] è al centro degli sforzi degli individui quando lottano per le grandi finalità pratiche e politiche, ed è la sola fonte da cui nascono le volontà e le capacità di sacrificio necessarie per queste lotte. È la cosa più indispensabile più necessaria allo sforzo umano, la sola che gli dà la capacità di costruire la storia. Perciò questo bisogno è nascosto in tutti i bisogni di liberazione; è fra tutti il più urgente nel mondo contemporaneo» (G. CAPOGRASSI, Su alcuni bisogni dell’individuo contemporaneo, in Opere, Giuffrè, Milano 1959, vol. V, p. 532).
Acuto interprete della crisi che ha segnato la storia del Novecento – travolgendo l’autorità dello Stato, la politica, le relazioni internazionali, la società civile, le formazioni sociali –, Giuseppe Capograssi ha affermato, nel suo lungo e poliedrico magistero, il primato dell’individuo personale. E ha espresso, dinanzi alla catastrofe della guerra e dei totalitarismi, il costante bisogno di reintegrare nell’ordine giuridico l’uomo, nella multiforme ricchezza dei suoi fini e dei suoi interessi, delle sue aspirazioni e delle sue fragilità. Con vigore speculativo e con uno sguardo carico di speranza, ha additato nel rinnovamento della vita etica la chiave di volta per salvare l’individuo, vivificare la società e rinnovare le istituzioni politiche.
E in questo rinnovamento un ruolo necessario e quasi «pedagogico» svolge una nuova considerazione dell’esperienza giuridica, come consapevolezza riflessa del valore profondo dell’azione umana e dei suoi fini impliciti di incremento del mondo della vita. Già nel 1930, Capograssi, nel descrivere la fenomenologia dell’agire, rilevava con estrema profondità il valore di riconoscimento dell’alterità implicito in ogni azione, e il ruolo che il diritto e la dimensione giuridica dell’azione assumono come moderamen e come necessario impedimento a ogni assolutizzazione dello scopo dell’azione (sia esso economico, politico, tecnico-scientifico o ideologico), sempre latente nelle pieghe delle fagocitanti ombre narcisistiche dell’indole umana: si tratta di un discorso oggi più che mai urgente nello sfilacciarsi sempre più evidente della stoffa di un umanesimo civile e culturale che è innanzitutto umanesimo giuridico, perché solo il diritto è capace di mediare e moderare le tre volontà – di ordine, di potenza e di disordine – che marcano da sempre le dimensioni individuali e collettive dell’esperienza umana.
A settant’anni dalla scomparsa, questa call invita giuristi, filosofi del diritto, della politica e della morale, storici del diritto e delle istituzioni e sociologi a misurarsi con il pensiero capograssiano, intercettandone, in un milieu certamente mutato ma ancora lacerato da crisi e conflitti, i profili di attualità.
13 dicembre 2025
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Lingue: italiano, spagnolo.